mercoledì 21 ottobre 2020

Modi digitale

 


Claudio Romano


Forse non tutto ciò che codifichiamo da una radio per mezzo di una interfaccia è “digitale”, per meglio dire è stato considerato digitale”. Considerazioni in liberta, sul termine “digitale”, cosciente di non essere depositario della verità e con l’augurio di aprire un dibattito sull’ argomento.


Certamente Internet non è la Bibbia, spesso però, le notizie se non tempestivamente “corrette” finiscono per “far testo”.

Ci piace fare un po’ di chiarezza e sull’evoluzione su un termine che siamo “costretti” ad usare come per esempio “digitale

Frequentemente in rete sotto la dicitura “modi digitali” per radioamatori “troviamo anche il CW e RTTY forse in maniera frettolosa e superficiale per la sola ragione che la trasmissione è prodotta un flusso di dati composti da numeri che opportunamente decodificati formano un messaggio di senso compiuto. Se così fosse mi verrebbe da includere nei modi digitali anche le trasmissioni delle note “number station” in fonia


Evidenzieremo le nostre osservazioni esclusivamente sui modi CW e RTTY tralasciando i modi PSK JT65 MSFK OLIVA ed altri modi. La ragione sarà specificata nel corso della nostra breve trattazione.


Il significato di digitale in italiano prima che questo termine fosse esteso ed utilizzato in informatica è il seguente: etimologia è latina da “digitus” relativo alle dita.

Ricordo che da piccolo quando chiesi ai miei genitori cosa fossero le “impronte “vegetali” …. Poi capii che esisteva un metodo d’investigazione che permetteva l’individuazione delle persone attraverso le impronte digitali.


Analizzando la etimologia del termine “digitale” ci viene spontaneo associarlo a tutto ciò che sia manuale, di conseguenza nell’ambito radiantistico una trasmissione in “onda continua “altrimenti” chiamata “Continuous Wave” praticamente il più noto C.W. potrebbe essere un modo digitale considerato che invece della voce si adoperano le dita per utilizzare il tasto.

Infatti tale trasmissione emette una nota continua opportunamente interrotta da punti e linee creando il noto codice Morse conosciuto anche come “C.W.”


Altra etimologia della parola digitale derivata dall’ inglese “digit” che significa “cifra” ;(tale il termine, per primo fu collegato ai primi display costituiti da 7 segmenti che diversamente associati formavano numeri da 0 a 9). Allora ci chiediamo perché non sono “digitali” tutti i metodi che si basano sull‘utilizzo del sistema binario?? che è un criterio numerico basato sull’ utilizzo di due cifre, cioè tipicamente 0 e 1, invece dei 10 del sistema decimale tradizionale. Che poi è alla base dell’informatica.


In informatica vi è una dicotomia tra i termini “digitale” ed “analogico” per sommi capi le due definizioni le possiamo sintetizzare come segue:


Una grandezza “analogica” varia con continuità e può assumere un infinito numero di valori.

Una grandezza “digitale” varia a gradi e/o a step

Oggi semplificando i concetti ad analogico si associa tutto ciò che “vecchio” e “obsoleto” mentre al digitale si associa tutto ciò che è nuovo


Se parliamo di implicazione necessaria di numeri nei modi digitali mi viene in mente la battuta di chi asserisce che gli unici orologi analogici sarebbero la clessidra o la meridiana


Come è noto per decodificare i segnali di una telescrivente si usa Codice Baudot poi sostituiti da altri codici EBCDIC e ASCII.

Alla base della “decodifica” di questo codice basati da 5 bit che opportunamente combinati creano 32 caratteri che corrispondono a lettere numeri e punteggiatura.


Cosi anche gli altri codici (EBCDIC e ASCII.) che sono varianti del primo sono basati sul sistemi binari.


Quella che segue in grassetto è una spiegazione tratta da un manuale dell’Olivetti risalente al 1955.1


La codifica e il riconoscimento dei caratteri si basa su un codice internazionale, costituito da 32 combinazioni di impulsi elettrici positivi e negativi, sufficienti a identificare tutte le lettere e i segni del messaggio. Ogni carattere battuto sulla tastiera lancia sulla linea un gruppo di 5 impulsi, aventi ognuno la durata di 20 millesimi di secondo, che, all’arrivo, provocano sulla macchina ricevente il movimento del corrispondente martelletto” … (Olivetti storia d’impresa))


Mai, prima dell’avvento dell’informatica, nel mondo del radiantismo l’RTTY veniva chiamato modo “digitale”.


Per una sorta di rispetto verso Samuel Morse David Edward Hughes, Émile Baudot che tanto si son prodigati per la realizzazione del telegrafo e delle telescriventi crediamo che sia corretto non catalogare il CW e RTTY nei modi digitali


Per concludere azzardiamo una definizione in attesa una nuova eventuale classificazione:


Si annoverano come “modi digitali” quelle trasmissioni i cui segnali sono decifrabili solo attraverso una “interfaccia/decoder” ed un idoneo software

1Per chi volesse approfondire l’argomento sulle telescriventi consiglio di visitare il sito: “Olivetti storia di una impresa”

http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercorso=597

dove è possibile visionare il video

La telescrivente Olivetti. Principi di funzionamento ed usi”



lunedì 31 agosto 2020

Travor Lloyd Wadley


Travor Lloyd Wadley



Spesso ,quando le invezioni sono alla portata del quotidiano difficilmente ci si ricorda dell' inventore , ciò che è capitato a Travor Lloyd Wadley titolare di molti brevetti e quindi delle relative invenzioni.Famoso per aver inventato il circuito che porta il suo nome “Wadley loop” riconosciamo le innumorevoli intuizioni che hanno portato alle invenzioni fondamentali per la vita quotidiana .
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Travor Lloyd Wadley nasce nel 1920 a Durban in Sudafrica. Suo padre era il sindaco di Durban.la cui famiglia è molto numerosa.Nel frequentare la scuola risulta esser molto bravo in matematica e nelle discipline scietifiche ,grazie alla capacità di un'ottima memoriaTrascura lo sport tranne che per un evento di atletica cross-country dove nel vincere la gara detenne il record per un considerevole periodo di tempo ,circa 15 anni.Si laurea in ingegneria a Durban a lui dobbiamo lo sviluppo di molti brevetti come quello del Tellurometro che permetteva la misura di distanze sulla superfice terrestre ,si dedica allo studio di un dispositivo che consetiva di misurare la ionosfera ,utilizzato per misurare l'altezza degli strati ionizzati da 50 a 600 km che permette di acquisire informazioni durante le “tempeste ionosferica”
Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale , si unì allo Special Signal Service delle forze armate britanniche. Wadley e altri colleghi lavorando al progetto “Radar”.Al CSIR1 ha sviluppato un rilevatore radar utilizzato per misurare l'altezza degli strati ionizzati di aria tra 50 e 600 chilometri. Queste informazioni forniscono informazioni su ciò che accade durante una 
Nel 1946 Wadley fu assunto come progettista di apparecchiature radio e strumentazione in una divisione speciale del Telecommunications Research Laboratory (TRL).Nel 1948, Wadley iniziò a lavorare su un progetto di necessatà primaria per fornire un mezzo di comunicazione radio le cui finalità per la sicurezza sul lavoro. Wadley stilò le linee guida le sue per adoperare alcune frequenze da utilizzare nel sottosuolo durante eventuali soccorsi. Questo studio durò oltre oltre un decennio, prima di vedere la sua realizzazione pratica
Agli inizi degli anni '50 fu chiesto al CSIR di sviluppare un dispositivo di misurazione portatile in grado di misurare le distanze con una precisione di 1 su 100.000. Nel 1954 questo progetto fu dato a Wadley e nel giro di sei mesi inventò il tellurometro. Uno strumento adatto per la misurare le distanze sulla superfice della terra fino a una distanza di 80 km con una sufficente precisione (misurando il ritardo di tempo nelle trasmissioni amicroonde).Questo metodo fu sostituito ma è stato in gran parte sostituito da sistemi basati su laser.
Furono effettuate misurazioni tra Brixton Hill a Johannesburg occidentale e Fort Klapperkop a Pretoria, essendo questa la base di rilevamento più accuratamente conosciuta in Sud Africa all'epoca.  Le prove comunque continuarono in altre zone per migliorare e affinare le strumentazioni




Circuito di Wadley
Fu nel 1948 al CSIR che T.L. Wadley inventò il ricevitore Wadley Loop , che consentiva una regolazione di precisione su bande larghe, un compito che in precedenza aveva richiesto la sostituzione di più cristalli. 
Il Wadley Loop è stato utilizzato per la prima volta nel Racal RA-17, un ricevitore militare britannico a onde corte di alta gamma degli anni '50 e, successivamente, nella radio sudafricana "Barlow-Wadley XCR-30".  Scaduto il brevetto questo tipo di cicuito fu utilizzato da altre fabbriche .infatti anche alcuni ricevitori “Drake” come SSR 1 oppure “SW8”
Il Wadley Loop è oggi più ampiamente utilizzato negli analizzatori di spettro. Le gamme delle frequenze risultavano molto pulite e intellegibili
. Questo tipo di circuito fu utilizzato più utilizzato dalla SABC, (South African Broadcasting Corporation) la SAPO,(South African Post Office)e da tutte le strutture militaridel Sud Africa e del governo britannico.
Un ricevitore di Wadley (circa 1952) è in mostra presso la collezione storica del South African Institute of Electrical Engineers a Observatory, Johannesburg.




    Nel corso della sua vita T.L. Wadley ebbe molti riconoscimenti titoli ed onoreficenze ad iniziare dalla Laurea in ingegneria elettrica - tesi "Tecniche eterodine in strumentazione specializzata" .Dottorato onorario dell'Università di Città del Capo.Nel 1967 presentò i principi elettrici del Tellurometer presso la Royal Geographical Society .Medaglia d'oro dell'Istituto Sudafricano degli Ingegneri Elettrici nel 1960.dal Franklin Institute in America nel 1970 per lo sviluppo di Microwave Surveying Instrument.L'ufficio postale sudafricano emise un francobollo commemorativo di 25 anni di Wadley e il tellurometro nel febbraio 1979.Durban High School ha istituito un premio annuale di matematica in suo onore nel 2016.Il comune di Durban ha nominato una via Trevor Wadley in suo onore.



1) Council for Scientific and Industrial Research


martedì 21 aprile 2020

EMISSIONI RADIO DEL PIANETA GIOVE




CLAUDIO ROMANO

                Come altri corpi celesti il Pianeta Giove emette intensi segnali radio, nel 1955, Bernard Burke e Kenneth Franklin del Carnegie Institution of Washington, utilizzando un’antenna per radio astronomia specifica (chiamata Croce di Mills) scoprirono che il pianeta Giove emette onde radio a 22.2 MHz.
                C.A. Shain, un astronomo australiano, analizzò delle registrazioni di Giove fatte nel 1950-51 alla frequenza di 18.3 MHz. Trovò che Giove emetteva più rumore radio quando era rivolto verso la Terra in un particolare,  ciò voleva significare che segnali  radio provenivano da sorgenti localizzate a particolari longitudini, erano individuate in determinate zone della superficie del pianeta.
                Nel 1964 E. Keith Bigg scoprì una connessione tra le tempeste radio di Giove e la posizione orbitale del suo satellite Io-Giove, caratterizzato da una magnetosfera. (Per magnetosfera si intende la regione di spazio circostante un corpo celeste entro la quale il campo magnetico da esso generato domina il moto delle eventuali particelle cariche presenti. Il termine è entrato in uso dopo gli anni cinquanta del XX secolo, quando è stato per la prima volta proposto dal fisico Thomas Gold.)  molto intensa dalla forma a strati toroidale che  discosta dagli altri pianeti per emissioni sporadiche, polarizzate e molto intense. Ciò fa pensare alla presenza di meccanismi non termici.
 Le radiazioni (burst), sporadiche, sono il risultato di violenti processi nell'atmosfera del pianeta collegati al moto del suo satellite Io, ed hanno potenza tale da poter essere rivelata da dispositivi amatoriali. La magnetosfera di Giove contiene particelle cariche provenienti dal satellite Io, in aggiunta al vento solare intrappolato nelle linee del suo campo magnetico. Una densa nuvola di elettroni forma un anello intorno all’equatore magnetico di Giove. I vulcani di Io lanciano, con grande potenza, gas elettricamente conduttori verso la zona interna della magnetosfera
L'energia per l'attività vulcanica del satellite deriva probabilmente dalle forze di marea sprigionate dall'interazione tra Io, Giove e altri due satelliti naturali del pianeta, Europa e Ganimede
                L’ascolto di queste emissioni viene fatto come detto su specifiche frequenze delle onde corte che corrispondono all’incirca alla lunghezza d’onda di 15 metri.
La NASA nell’ambito dei suoi programmi di divulgazione ha finanziato un progetto “Radio JOVE Project”destinato alle scuole questo progetto ha lo scopo di avvicinare i ragazzi all’astronomia in maniera facile e avvincente.
                La NASA ha predisposto un Kit composto da un ricevitore da una antenna software sfruttando la scheda audio dei PC  per la registrazione dei segnali. Il tutto facilmente assemblabile anche dai non esperti, grazie alle dettagliate istruzioni allegate. In particolare il software molto valido, infatti, è un sistema di visualizzazione e registrazione dei dati ricevuti che, sostituisce i costosi e ormai obsoleti registratori grafici a carta.

E’ bene ricordare che su Giove è presente l’'atmosfera è la più estesa atmosfera planetaria del sistema solare. È composta principalmente da idrogeno molecolare ed elio - con proporzioni simili alla loro abbondanza nel Sole - con tracce di metano, ammoniaca, acido solfidrico ed acqua; quest'ultima non è stata finora rilevata ma si ritiene che sia presente in profondità. Le abbondanze dell'ossigeno, dell'azoto, dello zolfo e dei gas nobili sono superiori di un fattore tre ai valori misurati nel Sole
Su Giove avvengono tempeste potenti, sempre accompagnate da scariche di fulmini. Le tempeste si formano principalmente nelle bande e sono il risultato di moti convettivi dell'aria umida nell'atmosfera, che portano all'evaporazione e condensazione dell'acqua. Sono siti d’intense correnti ascensionali che conducono alla formazione di nubi luminose e dense. I fulmini su Giove sono in media molto più potenti che quelli sulla Terra, tuttavia avvengono con minore frequenza e, quindi complessivamente il livello medio della potenza luminosa emessa dai fulmini sui due pianeti sono confrontabili.
            Da analisi statistica delle emissioni radio di Giove registrate a Terra, si scopre che queste tempeste avvengono con alta probabilità quando Io, una delle lune di Giove, si trova in una certa posizione intorno al pianeta. Per questo motivo tali tempeste si chiamano IO-A.  Le tempeste IO-A si percepiscono a terra come segnali che ricordano il rumore delle onde del mare (si tratta cioè di Long-Bursts).
Generalmente si è notato il periodo estivo, il  monitoraggio di giove non è indicato quando a un maggiore apporto di radiazione solare ultravioletta corrispondono un incremento della densita' elettroni, la ionosfera puo' restare attiva anche in ore notturne, ostacolando, di fatto, l'attivita' di Giove spinge molti radio-astrofili a prediligere la stagione invernale per osservare Giove.

            E’ facilmente intuibile che per noi radioamatori tale attività possa essere facilmente percorribile considerato  i mezzi  che occorrono, radio antenne e PC ….e tanta pazienza.

lunedì 20 aprile 2020

Dal 2020 solo radio DAB?



Claudio Romano


 Ci corre l’obbligo fare chiarezza riguardo la notizia comparsi su alcuni quotidiani sugli apparati radio digitali(DAB). Con un emendamento presentato in Commissione Bilancio al Senato il Governo spinge alla pensione la radio analogica.

Qui vorremmo approfondire una notizia data sia dai notiziari radio sia da alcuni quotidiani in cui si dava la notizia il cui contenuto  poteva essere letto così: “Dal 2020 in soffitta gli apparecchi radio in FM/AM ,inizia lo smaltimento delle vecchie radio “.Effettivamente con una emendamento all'art.89 della legge di stabilità, (al momento in discussione al Senato) il Governo propone che: "a partire dal 1º gennaio 2020 gli apparecchi atti alla ricezione della radiodiffusione sonora venduti ai consumatori nel territorio nazionale integrano almeno un’interfaccia che consenta all’utente di ricevere i servizi della radio digitale". Quindi da una lettura più attenta DAB+, FM ed AM continueranno a convivere. Sebbene alcuni commentatori ne abbiano tratto una conclusione diversa.
L'emendamento governativo, inserito nel complesso art. 89 (Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G). Non delibera il passaggio alla radio digitale ma la sua integrazione in tutti gli apparecchi radio venduti sul territorio nazionale, dal 1° gennaio 2019 all'ingrosso e dal 2020 per il dettaglio. La scelta è giustificata dalla volontà di favorire l’innovazione tecnologica inserendo negli apparecchi "almeno un'interfaccia" digitale.
La maggiore conseguenza, vedendo lo stato del mercato della radio attuale, è sulle automobili, il cui apparecchio radio sempre più è integrato con il DAB+ ma l'emendamento non affronta né un'eventuale "switch off" dell'FM sulla quale il settore, pubblico e privato, hanno investito miliardi né il nodo dell'infrastruttura. Il servizio pubblico è ben lungi dal completare la rete DAB+ da cui intere regioni sono escluse mentre le problematiche legate al coordinamento con i Paesi vicini impediscono nuove accensioni in alcune zone costiere.
Il decreto, quindi, in ogni caso coinvolge principalmente l’uso della radio in auto che come e noto continuerà ad essere presente su ogni autovettura. (Statisticamente l’uso della radio in auto è più diffuso che non a casa)
 In conclusione Il decreto ovviamente non impone lo spegnimento alle emittenti della trasmissione analogica AM/FM: chi vorrà potrà continuare a trasmettere in FM. Allo stesso modo nessuno vieta ai produttori di inserire ugualmente l’ “analogico” dentro le radio: quello che non potrà mancare sarà un sintonizzatore digitale.

IL RADAR






In questa breve esposizione tralasciamo le annotazioni specificatamente tecniche del RADAR per parlare della storia di questo strumento che in tempo di guerra si mostrò importante e di ausilio per gli eserciti delle nazioni che lo possedevano.
Il termine "RADAR" fu coniato nel 1940 dalla marina militare degli Stati Uniti d'America come acronimo dell'inglese "radio detection and ranging" (traduzione letterale: "individuazione e misurazione di distanza via radio"). (Treccani) In italiano il termine esatto sarebbe “radiogoniometro In Gran Bretagna il radar fu chiamato "RDF", acronimo dell'inglese "range and direction finding" (traduzione letterale: "individuazione di distanza e direzione").
Il funzionamento del radar si basa sul fenomeno fisico della dispersione della radiazione elettromagnetica (backscattering) quando questa colpisce un oggetto di dimensioni maggiori della lunghezza d'onda della radiazione incidente (in caso contrario si ha diffusione dell'onda in una qualsiasi direzione casuale oppure diffrazione). In generale un radar può essere monostatico, ovvero con un sola antenna trasmittente/ricevente, oppure bistatico/multistatico, ovvero con due o più antenne, di cui una preposta alla trasmissione del segnale e le altre preposte alla ricezione dell'eco scatterato e che possono essere sparse su un territorio, quindi anche molto distanti dalla prima. Si distinguono inoltre radar ad impulsi e radar ad onda continua. I radar progettati per il monitoraggio costante della velocità radiale di un target, oltre che della posizione, sfruttano l'effetto Doppler e vengono perciò detti radar Doppler.
In effetti Il radar è un sistema che utilizza onde elettromagnetiche appartenenti allo spettro delle onde radio o microonde per il rilevamento e la determinazione (in un certo sistema di riferimento) della posizione di oggetti  Molti furono gli scienziati concorsero allo sviluppo del radar. Il primo ad usare le onde radio per segnalare «la presenza di oggetti metallici distanti» fu Christian Hülsmeyer, il quale nel 1904 dimostrò che era possibile rilevare la presenza di una nave nella nebbia, ma non ancora la sua distanza. Anche Nikola Tesla dette il suo contributo. Nell'agosto del 1917 fu il primo a stabilire i principi del funzionamento delle frequenze e del livello di potenza dei primi radar.
 In Italia lo studio di tale strumento fu affidato all'ing. Ugo Tiberio, un ufficiale della Marina laureato in ingegneria, che negli anni portò avanti le ricerche e realizzò diversi prototipi, su consiglio di col. Luigi Sacco e Guglielmo Marconi. Nel nostro paese però si dovettero aspettare delle sconfitte navale perché si desse un impulso economico alla ricerca. Dopo la disfatta nella battaglia di Matapan la ricerca sul radiotelemetro ebbe finalmente i fondi necessari per realizzare i primi radar italiani, denominati Gufo e Folaga. Come è stato più volte ricordato gli impulsi maggiori per la ricerca avvengono in tempi di guerra. Anche se i benefici si hanno in campo civile. Un applicazione del Radar   che non sia militare è per esempio in Meteorologia per individuare in anticipo evolversi del tempo meteorologico. Questo è una particolare tipologia di radar utilizzato in meteorologia per la rilevazione delle idrometeore (pioggia, neve, grandine o pioggia ghiacciata) permettendo di calcolarne il moto, valutarne il tipo, l'intensità e predirne posizione futura e relativa intensità, specie nelle previsioni meteorologiche a brevissima scadenza (nowcasting)
I radar meteorologici moderni sono soprattutto del tipo radar doppler, in grado di rilevare il moto delle goccioline di pioggia o cristalli di neve e determinare l'intensità della precipitazione. Entrambi i tipi di dati possono essere analizzati per determinare la struttura dei temporali e la loro capacità di creare tempo fortemente perturbato o addirittura pericolo per la navigazione aerea. La diffusione dei dati sul tempo in atto tramite il radar e la previsione meteorologica a brevissima scadenza (meno di 3 ore) sono dette nowcasting.
In campo civile del Radar è usato  per il controllo del traffico aereo civile, e il controllo delle velocità automobili
. Bibliografia:
Merrill I. Skolnik, Introduction to Radar System ,Nerio Neri I4NE, Antenne: linee e propagazione: 1º Volume Funzionamento e progetto, Nerio Neri I4NE, Antenne 2ºVolume: Progettazione e costruzione , Benjamin Rulf, Gregory A. Robertshaw, Understanding Antennas for Radar, Communications, and Avionics

Claudio Romano

sabato 18 aprile 2020

La Sony ed il ICF-SW10


Claudio Romano


Dopo una rapida descrizione sulla fabbrica della “SONY” presentiamo un piccolo ricevitore che non è in commercio potrebbe essere il primo passo per iniziare ad essere Broadcast listener senza investire praticamente nulla da un punto di vista economico.

 

UN PO DI STORIA

Oggi la Sony è una multinazionale e la sua produzione abbraccia molti campi delle elettronica Il marchio della Sony è associato per esempio al campo dell’informatica con la produzione di computer e cellulari, macchine fotografiche. Della Sony sono la produzione di televisori. Con l’invenzione e la distribuzione del diodo Tunnel la Sony è diventata leader nel settore delle apparecchiature televisive professionali.

La  Sony è  famosa per   la produzione dei (il Walkman è un'invenzione dell'azienda di Tokyo, primo lettore a cassetta, poi diventato lettore MP3).È presente anche nel cinema digitale, con la produzione di telecamere ad alta definizione espressamente costruite per la cinematografia Non possiamo trascurare che presso la SONY  lavorò il ricercatore Leo Esaki, ora Premio Nobel per la fisica.

Ricordiamo la Sony nasce il 7 maggio del 1946 a Tokyo con il nome TKK Tokyo successivamente si penso di cambiarlo per non confusione con la compagnia ferroviaria Tokyo Kyuko, che era conosciuta come TKK. Il nome venne cambiato successivamente in “Sony” e anche questo nome ha una specifica “etimologia” infatti nasce dalla composizione di due parole, una latina sonus, ed una inglese sunny[1].

all’inizio la sua produzione era dedicata a componenti elettronici e ed  Radio per uso domestico  rammentiamo La Sony iniziò ben presto a farsi conoscere per le sue radio. (E anche il primo prodotto con il nuovo marchio Sony), adatto ad essere tenuto in tasca. Di quegli anni la costruzione della prima Nel 1955 lanciò il modello TR-55, il suo primo dispositivo interamente a transistor.

 SONY TR55 (1955)

 

 

ICF SW10

Il ricevitore Sony ICF-SW10 che viene commercializzati negli anni che vanno dal 1994 al 1999 e fa parte della categoria di radio portatili di piccole dimensioni (15 cm x 9 cm 2 cm con un peso di 335 gr c.a.) quasi da tasca lo possiamo considerare un primo approccio per chi vuole iniziare l’attività di BCL senza praticamente impegnare nulla da un punto di vista economico

L’ICF-SW10 copre la lunghezza (153-279 kHz), AM 530-1602 kHz, FM 87.6-108 MHz e nove bande a onda corta. Questo portatile ha un quadrante analogico. La copertura a onde corte è: 4750-5060, 5900-6200, 7100-7350, 9400-99900, 11600-12100, 13570-13870, 15100-15800, 17480-17900, 21450-21750 kHz. La radio dispone di altoparlanti da 2.25 pollici (57 mm) e indicatore LED Tune. C'è un jack per gli auricolari e un jack per l'ingresso da 3VDC. Dotata di un’antenna a stilo è alimentata con due pile tipo AA



[1] Il nome SONY ricordava anche l'espressione del gergo giapponese Sonny boys che indicava i giovani brillanti, destinati a una rapida carriera


domenica 15 marzo 2020

Accordatore d'antenna



Claudio Romano

Questa settimana parliamo di accordatori d’antenna uno strumento molto familiare, oggi negli apparati radio di ultima generazione è entro-contenuto e per tale ragione spesso sfugge la sua importanza. Specie se si è neofita,
Non entreremo sul calcolo dell’impedenza[1].che ci porterebbe in maniera immancabile a riempire la pagina di formule matematiche.
 Un accordatore d'antenna (in inglese antenna tuner o ATU - Antenna Tuning Unit) è un dispositivo che ha la funzione di adattare fra loro l'impedenza di un'antenna e quella di uscita di un trasmettitore o di ingresso di un ricevitore ad una determinata frequenza.
 Come è noto per una linea di trasmissione ad una certa frequenza ha solo un tipo di antenna che è calcolata in funzione della frequenza su cui lavora l’apparato.
Normalmente l'impedenza IN/OUT dei ricetrasmettitori commerciali è pari a 50 ohm. L'accordatore quindi sarebbe inutile se la frequenza di risonanza dell'antenna fosse quella esatta di lavoro dell'apparecchiatura rispettando l'impedenza di 50 ohm. Ma questa è una situazione puramente teorica poiché vanno anche considerati la situazione ambientale ed il tipo di installazione. Non esistono quindi modelli unici, ma solo modelli di riferimento che di volta in volta vanno adattati al bisogno.

In effetti La funzione di un accordatore d'antenna è quella di essere un elemento di congiunzione tra un sistema TX-RX ed una antenna appunto, ed un ricevitore e/o trasmettitore o ricetrasmettitore[2]
Sostanzialmente alla base di un accordatore d’antenna è composto di pochi componenti come condensatori variabili lamellari “ad aria” un paio di manopole e un commutatore a più posizioni per stabilire il “passo” di induttanza corretto per poter effettuare l’accordo su quella determinata frequenza. Oggi vi sono accordatori automatici, semplici da adoperare che automaticamente trovano il punto migliore dell’accordo tramite la commutazione automatico dei condensatori
Come si è detto l’accordatore si può utilizzare sia se si ha un apparato ricetrasmettitore che solo ricevitore. Come vedremo risulterà più facile accordare un ricetrasmettitore che un ricevitore
Nel primo caso si ha il migliore accordo quando si abbatto an minimo le onde stazionarie quindi basti vedere lo strumento che misura le onde stazionarie.
Nel secondo caso, quando si deve accordare l’antenna ad un ricevitore bisogna avere l’accortezza di annotare quale è il migliore ascolto con segnale audio rapportandolo anche al rumore di fondo. In effetti in quest’ultimo caso c’è bisogno di un udito affinato e ben allenato all’ascolto.


[1] L’impedenza è una grandezza fisica che rappresenta la forza di opposizione di un circuito al passaggio di una corrente elettrica alternata, o, più in generale, di una corrente variabile

[2] La finalità dell’accordatore sono valide sia se abbiamo sia se come apparato abbiamo una ricetrasmittente o solo un ricevitore

Modi digitale

  Claudio Romano Forse non tutto ciò che codifichiamo da una radio per mezzo di una interfaccia è “digitale”, per meglio dire è stato c...